🌿 Una città di morti in mezzo alla natura viva
In una remota valle laterale vicino a Viterbo si trova un luogo che sembra tranquillo e misterioso: la Necropoli di Castel d’Asso, una delle necropoli etrusche meglio conservate dell’Italia centrale. Chi viene qui non si trova solo di fronte ad antiche camere funerarie, ma anche a un’atmosfera in bilico tra idillio naturale e patrimonio arcaico.

Quello che sembra un canyon invaso dalla vegetazione si rivela, a un’analisi più attenta, un’intera serie di tombe monumentali a facciata, scavate nel tufo e in parte invase dagli alberi. La natura si è riappropriata di questo luogo e ha lasciato un’atmosfera speciale.
🛤️ Un percorso quasi dimenticato
Necropoli di Castel d’Asso non è una classica destinazione turistica. Niente vendita di biglietti, niente pannelli informativi: solo uno stretto sentiero attraverso un boschetto di querce che si apre su un punto panoramico. Da qui si può guardare verso la valle, dove le facciate delle tombe si annidano come ombre contro la parete rocciosa. Se si percorre il sentiero che scende a valle, si incontrano presto impressionanti reperti di una civiltà perduta.

Qui le tombe non sono solo testimonianze archeologiche, ma parte di un paesaggio vivente: muschio, luce e rocce confluiscono l’una nell’altra, i confini tra edificio e natura sono da tempo sfumati.
🏛️ La Tomba Orioli – un capolavoro del culto etrusco dei morti
Tra tutte le facciate scolpite nella pietra della necropoli, ne spicca una in particolare: la Tomba Orioli. È considerata una delle tombe più monumentali di Castel d’Asso e prende il nome dall’archeologo Orioli, che fu il primo a documentarla in modo completo. La sua imponente facciata con la tipica “falsa porta” è più di un semplice dettaglio architettonico: simboleggia la soglia tra questo mondo e l’aldilà, un motivo centrale nella fede etrusca.

All’interno della camera c’erano oltre 60 nicchie disposte a spina di pesce, presumibilmente per la sepoltura di diverse generazioni. Anche se oggi la tomba è vuota, testimonia ancora l’importanza della famiglia che vi fu sepolta. La vista della facciata scavata nel tufo tra vecchi alberi e foglie autunnali è un momento magico che rende tangibile il passato.
🪨 Facciate monumentali in tufo
Necropoli di Castel d’Asso risale probabilmente al IV-III secolo a.C. e veniva utilizzata per la sepoltura delle élite etrusche. Le facciate, alte fino a dieci metri, hanno una struttura rigorosamente geometrica e sono decorate con elementi tipici dell’epoca. Alcune ricordano le facciate di una casa, altre sembrano facciate di una fortezza: tutte testimoniano l’architettura e il culto funerario di un popolo che ha preceduto Roma.
Particolarmente suggestivo è l’uso della pietra di tufo, che si trova spesso nel viterbese. Questo materiale conferisce alle tombe una forma morbida e un caldo colore rossastro, soprattutto alla luce del sole basso: è qui che si creano le immagini più suggestive.
🌄 Fotografare con la luce dorata
Gli scatti migliori si fanno al mattino presto o nel tardo pomeriggio, quando la luce del sole cade in diagonale nella valle e fa brillare le pareti di tufo rossastro. La natura circostante è silenziosa: solo il fruscio delle foglie e il tenue ronzio degli insetti accompagnano il momento. Un luogo fatto per una scoperta decelerata e una fotografia tranquilla.
L’area superiore è ideale per le riprese con il drone: Viste grandangolari sulle tombe e sul paesaggio collinare del Lazio, combinate con un effetto di profondità unico.
🧭 Arrivo e suggerimenti
Necropoli di Castel d’Asso si trova a circa 10 chilometri a sud-ovest di Viterbo ed è raggiungibile attraverso una piccola strada di campagna. Il sentiero che porta alla facciata della tomba non è segnalato, ma è facile da trovare. Importante: il sito è liberamente accessibile, i cani sono ammessi e non ci sono recinzioni o barriere. Perfetto per i viaggiatori che, come me, sono in giro con un cane.
💬 Conclusione: un luogo per esploratori
La Necropoli di Castel d’Asso è un luogo per tutti coloro che amano viaggiare fuori dai sentieri battuti. Per i fotografi, per i viaggiatori culturali, per gli osservatori della natura. E per tutti coloro che vogliono sentire come la storia e il paesaggio si fondono in un’opera d’arte silenziosa.